Fresco di stampa: Costantino Zonchello – “Per l’anarchia, con l’anarchismo, valorizziamo l’individuo”

256 p., € 16,00 + € 4,70 per invio raccomandato – richieste e prenotazioni a: anarkiviu@autistici.org

“Da tutto ciò si desume che un’umanità armonica – e armonia, abbiam
detto, è spontaneità – non può fondarsi che sul benessere e sulla felicità,
sull’uguaglianza economica – che è giustizia – e sulla libertà dei singoli
membri. In parole chiare sull’elevamento di ogni individuo e di tutti gli
individui. A ciò non si arriva che con un lavoro diuturno, ininterrotto di
ciascuno e di tutti […] L’individuo – ciascuno per conto proprio – faccia
la grande rivoluzione intima che deve collocare l’uomo – liberato di
tutte le idolatrie e di tutte le paure – al posto in cui egli per molti secoli
ha collocato gli dei. E sarà elevamento continuo inarrestabile, sarà
progresso, sarà l’Anarchia che, come il progresso, in cui s’identifica, non
ha limiti né frontiere. Come al viandante illuso parrà di toccare in cima
al monte la luna, perché al suo sguardo pare ch’essa lambisca la cima
della montagna, ed arrivato in cima la ritrova distante, così l’anarchia
per l’uomo liberato dalle pastoie delle leggi e delle coercizioni affacciate
e sanzionate dai governi, parrà allontanarsi allettatrice e innovatrice
come supremo ideale di benessere, di giustizia, di bellezza, mano mano
che l’uomo salirà verso una esistenza superiore, in cui l’animalità
rappresenterà la radice per cui piglia dalla terra i succhi della vita […]
A questo non si arriva col treno governativo, né l’anarchia è un
pentolone, né un’osteria. È aspirazione di miglioramento e l’anarchismo
è esercizio continuo, è spasimo d’incontentabilità, è sforzo ininterrotto
verso il meglio.
E altra via non c’è!” C. Zonchello

Efisio Costantino Zonchello nasce a Borore il 4 maggio 1883 da famiglia assai benestante che subito dopo la sua nascita si trasferisce definitivamente a Sedilo. Compiuti gli studi superiori si impiega, a Cagliari, presso le Ferrovie dello Stato. In tale città è testimone dei moti insurrezionali del 1906 e nel 1907 parte per gli U.S.A., ove muore il 24 settembre del 1967. Conosciuto Luigi Galleani nel 1912, si avvicina all’anarchismo ed è tra i sostenitori e collaboratori della “Cronaca Sovversiva” nonché, soppressa questa, tra gli iniziatori e primo redattore de “L’Adunata dei Refrattari”, che dal 1922 e per mezzo secolo sarà la bandiera dei cosiddetti anarchici antiorganizzatori. Il contributo di Zonchello al movimento anarchico è stato sempre all’insegna della totale libertà dell’individuo e della difesa di ogni suo atto mirato a contrastare, con ogni mezzo ritenuto necessario dalla propria coscienza, il dominio del capitale e dello Stato a scapito della libertà di tutti. È, questo testo, una prima raccolta dei suoi numerosi scritti, sempre attuali, sulla necessità della lotta per porre fine alla società dello sfruttamento e dell’oppressione.

NELL’ANNIVERSARIO

Io non credo nei simboli e non accetto la fatalità se non come il succedersi di effetti a cause determinate agenti in determinate circostanze; ma quando nei limiti di una settimana erompono e incalzano fieri e dominatori, proprio quando cadono nelle mani del nemico, e Paolino Scarfò e Severino Di Giovanni e Michele Schirru, penso che la coincidenza deve avere cause comuni, tante almeno da costringere alla riflessione.

Esacerbati della nozione esatta delle stesse turpitudini, corazzati dalle stesse idee, ammantati della stessa decisione incoercibile arrivano ad estrinsecazioni sostanzialmente uguali in forme diverse d’un’identica insofferenza di tirannide e di oppressione.

E poiché gli altri, dopo un anno, pare abbiano finito di parlarne, scomunicando o benedicendo, parliamone noi che li abbiamo conosciuti personalmente o per corrispondenza epistolare, ed amati, noi che i loro atti approviamo incondizionatamente e in cui, per il comune ideale che li alimentò e li crebbe, ci sentiamo moralmente solidali. [ … continua col PDF]

PREMESSA NECESSARIA E CHIARIFICATRICE PER QUESTA PAGINA

Già tanto tempo fa, è stato scritto da qualcuno che la storia dell’anarchismo e degli anarchici o la compilano essi stessi, oppure nessun altro lo farà al loro posto; e qualora la scrivano altri, non potrà che essere falsificata, manipolata, denigrata.

Ma ciò che vale per gli anarchici in particolare, vale, in generale, per l’umanità, soprattutto per le classi ed i ceti subalternizzati, le cui vicende temporali vengono poi ricostruite dagli specialisti della Storia, che altri non sono se non i cantori – più o meno lautamente retribuiti – dei vincitori, ovvero dei ceti dominanti che si rinnovano e perpetuano nel dominio delle genti.

Ciò è ancor più vero quando – ad imitazione della storiografia ufficiale – si ricostruiscono le vicende di un popolo, perché solitamente scompaiono, o restano dietro le quinte della rappresentazione i personaggi meno noti, forse, perché facenti parte della massa che nel suo insieme gioca, proprio perché tale, un ruolo di importanza determinante negli avvenimenti più consistenti che mettono in discussione l’equilibrio dell’ordine sociale che si vuole perennemente stabile, o ristabilire.

Furono certo in diversi che lanciarono l’idea e la parola d’ordine dell’assalto alla Bastiglia, ma è solamente il concorso delle migliaia di volontà che, in un dato momento particolare, coincisero con mille altri avvenimenti di ordine diverso e con lo spirito generale delle masse diseredate e vilipese decise a dire BASTA!, che infine convogliarono la rabbia accumulata nell’assalto alla galera del regime assolutista. E le migliaia di persone vi parteciparono direttamente, dando così all’azione l’indispensabile contributo di ciascuna di esse al diroccamento di quell’incredibile inferno in cui la monarchia francese ed i parassiti che alimentava e che l’alimentavano rinchiudevano e torturavano quanti si opponevano al, o semplicemente si lamentavano del, loro dominio sugli uomini e sulle cose.

Ma la “memoria storica” conserva solo l’apporto dei personaggi ritenuti, da chi riporta ai posteri gli avvenimenti, a torto o a ragione, i più significativi, conosciuti, notori – ovviamente dal punto di vista dello “storico”, che può basarsi sui documenti consultati, sulle voci raccolte, sull’interesse di chi lo retribuisce, sull’angolazione da cui fu partecipe all’avvenimento, o su quella prospettiva da cui gli stessi partecipanti consultati han vissuto, considerato e raccontato le vicende narrate.

Certo, non è possibile dar conto degli avvenimenti umani con la pretesa di essere completi, precisi, imparziali. La Storia così intesa esiste solo nell’ideologia dei vincitori, cioè delle classi dominanti che di volta in volta hanno a loro fianco – e retribuiscono – gli specialisti che costruiscono a loro uso e consumo la sequenza degli avvenimenti al fine sorreggere il sistema imperante.

Eppure un compito è doveroso almeno da parte nostra: riportare alla memoria quanti più personaggi è possibile, evidenziando, anche solo da tale fatto, che le vicende umane che si susseguono una all’altra non son dovute solamente alla volontà dei potenti di turno, alla implacabile e oggettiva condizione meccanica del sistema imperante, ma al concorso di infinite volontà e personalità che nelle dinamiche sociali si intrecciano con mille altri fattori e che agendo, oppure non agendo di persona, determinano gli accadimenti che riguardano i popoli, i rapporti sociali, e che sconvolgono, oppure conservano e perpetuano, i sistemi di dominio, sfruttamento, miseria.

È entro tale concezione delle vicende umane che in questa sede riportiamo alla luce della memoria alcune delle figure dell’anarchismo sardo – per lo più sconosciute nella loro terra d’origine – che pure han dato un contributo non indifferente all’anarchismo militante, e che hanno concorso quanto altri – più conosciuti perché d’idee e partiti facenti parte del sistema dominante – alle lotte delle classi più umili e sfruttate di ogni continente, nei loro tentativi di definitiva liberazione dalla servitù e sfruttamento.