Reame e re dei miei coglioni!

Reame e re dei miei coglioni!

È di questi giorni la notizia secondo cui un certo Emanuele Filiberto – savoiardo o italiano? Non si capisce un cazzo! – avrebbe intenzione di «abdicare» al proprio presunto trono in favore della figlia Vittoria, anch’essa savoiarda, di 19 anni, che pertanto dovrebbe essere la prima “regina” a capo della dinastia Savoia detronizzata, se non vado errato… oltre mezzo secolo fa. La tragicomedia, alimentata di tanto in tanto dai pennivendoli prezzolati di un regime ormai tragico (il comico è di già stato ampiamente superato), viene arricchita senza interruzione da pagliacciate che avrebbero di certo fatto sbellicare dalle risate il nostro ormai estinto compagno Paolo Schicchi, ma che al contempo avrebbe nuovamente suscitato il lui il fluire del sangue alla testa fino a farlo imbestialire, dato che dei poco nobili Savoia è stato per tutta la sua vita non solo puntuale studioso ma ripetutamente da essi perseguitato in modo feroce, fin quasi alla sua dipartita, avvenuta sulla soglia del secolo di vita.

Figuratevi che ai funerali di un recente papa – Benedetto XVI – i detronizzati di Savoia vi hanno presenziato in quanto rappresentanti di un reame che non esiste! Ma le pagliacciate mica hanno limiti: nell’immaginario di questi reali rappresentanti della tragicomedia, che non dismettono dal sognare di riavere un regno tutto loro, con dei sudditi da spellare, torturare, martirizzare come han fatto per secoli sulle disgraziate popolazioni che son riusciti a sottomettere grazie alla puntuale e continuata politica del tradimento degli amici e degli alleati, a partire proprio dalla Savoia passando quindi per le valli alpine ed il piemonte tutto fino alla Sardegna prima e poi all’Italia.

Qualche anno fa, infatti, proprio questa famiglia di sanguisughe ha persino preteso che i gioielli della “corona d’Italia” che non son riusciti a depredare nel momento in cui il penultimo regnante di essi in Italia, Vittorio Emanule III re d’Italia e d’Albania nonché Imperatore d’Etiopia e Primo Maresciallo dell’Impero ha tradito – manco a dirlo – i propri “amati sudditi” d’Italia, fascistizzati con la savoiarda complicità, se n’è scappato da Roma di nascosto e s’è acquartierato in zona ben lontana dalla guerra di liberazione dai fascisti e dai nazisti! E da queste zecche, ben sapendo la disponibilità al dialogo che rasenta la complicità della repubblica italiana nata dalla resistenza al fascismo, quindi ai Savoia ed al nazismo, ne son sicuro, vi è sempre qualcosa di tragicomico da aspettarsi, e vi è da augurarsi che non si vada a finire nella tragedia.

Intanto, principini e principessine senza regno né criterio non vanno a pretendere – oltre a ciò che di già han rubato a suo tempo in vari modi, abbondantemente ricambiato col sangue e la schiavitù di quei popoli – agli albanesi o agli etiopi «ciò che era della famiglia» molto reale e come tale, altrettanto sanguinaria!

Di seguito, in versione PDF, ripresento alcuni degli articoli di Paolo Schicchi su Casa Savoia, apparsi nella rivista “Conversazioni Sociali” (III Serie, Palermo 1945), curata dallo stesso Schicchi. Come precisa il compagno nel preambolo ai suoi interventi, questi apparvero originariamente in diversi periodici dalla metà della seconda decade del secolo scorso fino all’avvento del fascismo al potere dello Stato italiano. Vennero pubblicati in volume nella seconda metà degli anni Venti per conto delle edizioni “Culmine” curate da Severino Di Giovanni a Buenos Aires, e della rivista “Aurora” di Boston.

Colgo l’occasione per invitare i lettori che ne avessero notizie, a contattarmi («anarkiviu@autistici.org») nella eventualità si potessero rintracciare i volumi appena citati, credo siano pubblicati col titolo “Casa Savoia”.

Kosta Cavalleri

Accade a Sassari

Riceviamo e volentieri pubblichiamo quanto segue; a volte il silenzio equivale a complicità …

LEGGENDA:

1 antenna,  2 attacco microphone,  3 attacco positivo e negativo per alimentazione,  4 potenti calamite  per attaccare il corpo alla macchina,  trasmittente con scheda sim e gps.

Il tutto è stato rinvenuto da comp. nella loro auto. Non è impossibile la replica in altre vetture. L’apparecchio è stato trovato la settimana scorsa.

UN ARTICOLO DI PAOLO SCHICCHI

La fine del Ganellone di Predappio e la continuazione del caos fascista.

Due righe di presentazione dello scritto di P. Schicchi La fine del Ganellone di Predappio e la continuazione del caos fascista.

Riproduco uno scritto di Paolo Schicchi, che apparve nel 1945 nella Rivista «Conversazioni Sociali», III serie, Palermo (stampa: Unione Tipografica Siciliana).

Lo scritto di Schicchi venne redatto, come si può evincere, dopo che Benito Mussolini – il Ganellone [traditore per antonomasia] di Predappio – venne giustiziato, il 28 aprile 1945, dai partigiani, assieme alla sua donna Clara Petacci e alcuni suoi complici che nel Ventennio fecero strage della popolazione dello Stato italiano e soprattutto degli oppositori al regime che instaurò con l’indispensabile approvazione di Casa Savoia e del Vaticano. Si era nel periodo di trapasso, pertanto, dalla dittatura stragista a ciò che sarebbe venuto in seguito, e l’anarchico siciliano notava di già in atto, in Sicilia e altrove, la strategia politica di tutti coloro che del regime in agonia avevano rappresentato i pilastri portanti, o di supporto attivo, strategia consistente nell’assumere il ruolo di tanti ganelloni del massimo GANELLONE indossando le vesti addirittura se non proprio di partigiani per lo meno di antifascisti, pur di continuare a gravare, indelebili sanguisughe, sulle spalle dei sottomessi e subalterni.

Paolo Schicchi ormai ottantenne, tarato dalla malattia dovuta alle galere dei Savoia prima, e del regime savoiardo fascista in seguito, appena liberato dal confino e rientrato in Sicilia, non si dà ancora per vinto e «Non potendo dare una battaglia, scrivo un libro» [F.D. Guerrazzi], come dalla epigrafe che riporta nel Capitolo II («Casa savoia») di queste Conversazioni Sociali.

È noto, credo, l’interesse che Schicchi ha sempre coltivato per Casa Savoia, di cui ha per decenni ricostruito la storia, le falsità, le degenerazioni e soprattutto il tradimento a scapito di tutti coloro che di questa stirpe velenosa si son fidati facendone presunta alleata, devoto servitore o indefettibile amica.

E con la conoscenza acquisita nello studio ed affinata nella sua lunga esperienza di imperterrito anarchico rivoluzionario denuncia l’intreccio di complicità che Savoiardi e fascisti hanno avuto nel passato prossimo e che dimostrano nell’attualità di perseguire ancora, salvo

Ai serpenti a sonagli, alle iene e agli sciacalli

si mand[i] lì per lì una pallottola in fronte dovunque si trovino.
Per i negrieri col teschio di morto non ci dev’essere

che un solo grido da un estremo all’altro della terra:

Ammazzateli come cani idrofobi!

Ebbene, ciò non si è fatto allora se non in parte irrisibile, e se ne pagano tutt’oggi  le conseguenze.

Buona lettura [Di SEGUITO IL PDF dell’articolo di P. Schicchi]

Maggio 2023

Kosta Cavalleri

Liberiamo Claudio:

Claudio Lavazza libero, subito!
Claudio Lavazza è un anarchico d’azione che ha passato gli ultimi 25 anni nelle carceri spagnole e francesi. Militante nel tumulto armato degli anni ’70, dopo il carcere in Italia per le attività dei PAC (Proletari Armati per il Comunismo), la sua vita si è snodata tra clandestinità, latitanza e un’ostinata e mai interrotta inimicizia nei confronti di banche e autorità e una sempre pronta solidarietà nei confronti dei movimenti sovversivi che ha incontrato sul suo cammino.
Arrestato nel 1996 in Spagna, dopo il conflitto a fuoco seguito ad una rapina in banca andata male, si è impegnato nella battaglia contro il carcere speciale dello Stato spagnolo, il regime FIES a cui è stato sottoposto per 8 anni. Dopo 24 anni di reclusione è stato estradato in Francia dove lo attendeva una condanna
a 10 anni per un gran colpo avvenuto in una filiale della Banca di Francia nel 1986. Nonostante la legislazione europea stabilisca che il cumulo di pena espiata in Spagna possa assorbire questa condanna, e Claudio dovrebbe essere libero dallo scorso 11 dicembre, la procuratrice del tribunale di Mont de Marsan,
che è incaricata del suo caso, continua con scuse e pretesti a prendere tempo in merito alla scarcerazione di Claudio. L’ennesima vendetta di Stato per punire un rivoluzionario coerente che non ha mai rinnegato il suo passato e continua a rivendicare la necessità ed il valore della lotta contro lo Stato e il Capitale.
A partire dal prossimo 7 gennaio, con la riapertura degli uffici giudiziari francesi, si invita alla mobilitazione affinché le autorità responsabili sblocchino la scarcerazione di Claudio. A breve sarà disponibile anche un manifesto anarchico internazionale di solidarietà stampato in più lingue (per richiedere copie verrà diffuso un indirizzo mail).
Indichiamo qui sotto i recapiti delle autorità responsabili del prolungamento della carcerazione di Claudio:

Vice procureur de la république Céline Bucau
Celine.Bucau@justice.fr

Secrétariat du procureur de la république
+33 5 24290418

Greffe de exécution de peines
+33 5 24280457

Tribunal judiciaire de Mont-de-Marsan
249, Avenue du Coronel Rozanoff
40011 Mont de Marsan Cedex

Aggiorniamo inoltre l’indirizzo a cui scrivere a Claudio (è importante che in questo momento le autorità penitenziarie sappiano che Claudio non è solo a fronteggiare l’accanimento giudiziario!), visto che il nostro compa è stato recentemente trasferito in una sezione “per definitivi” all’interno dello stesso carcere in cui si trova dal suo arrivo in Francia:

Claudio Lavazza
n. ecrou 11818, CD 1 cellule 51
CP de Mont-de-Marsan
Chemin de Pémégnan
BP 90629
40000 Mont de Marsan (FRANCE)

Mobilitiamoci! Contro tutte le galere!
Cassa AntiRep delle Alpi occidentali

[per chi volesse conoscere meglio la traiettoria umana, politica e di azione di Claudio, sono disponibili copie
della seconda edizione della sua autobiografia, “Pestifera. La mia vita” (interamente benefit per Claudio). Per
richiederle, mail a rebeldies@libero.it]

Invitiamo i e le comp. a comunicare le iniziative poste in essere al seguente sito: http://claudioaskatu.wordpress.com

la cui mail è: borrokan@canaglie.org