Lo Sciopero della Fame ed il suo utilizzo da parte degli anarchici e degli altri rivoluzionari

Di autovelox, portavalori e repressione

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Apologia di reato: “Condotta consistente nella difesa o nell’esaltazione

di fatti o comportamenti illeciti o comunque contraria alle leggi”

Da maggio dello scorso anno un’ombra si aggira nella notte, tra le strade del BelPaese, seminando trucioli d’acciaio lungo il suo cammino. Il “nostro” supereroe, dotato di flessibili e seghetti elettrici, combatte il nemico numero 1 degli automobilisti: gli autovelox.

Ad oggi è di 20 unità distrutte il bilancio della lotta al Male Oscuro, ovvero coloro che in maniera infima incastrano i distratti alla guida, gli incoscienti e gli ignari di ciò che spetta loro alla fine di una discesa d’asfalto, oppure al termine di un sorpasso. Il tempo di un lampo ed ecco arrivare a casa la contravvenzione riservata agli irregolari della velocità, vittime si fa per dire, del tranello fotografico esente da responsabilità etiche, morali ed umane. Un Robocop difensore dell’Ordine Costituito, il quale non ammette eccezioni, sempre vigile ed operativo a denunciare i trasgressori dei cartelli stradali (quando presenti, data la vergognosa gestione delle strade trafficate dai veicoli) a ribadire l’onnipresenza della ferrea disciplina dello Stato.

Ed ecco arrivare il Giustiziere della Notte, colui che semplicemente non ci sta e conserva il suo rancore per quella multa aggiuntasi alle migliaia di altre cose da pagare e che si somma alle altre centinaia di euro mensili dovute all’affitto, alle bollette, all’assicurazione… e al CaroVita! Proprio così lo chiamano, i Guardiani degli Inferi, lo scempio sociale che hanno causato insieme alla Galassia Bancaria, al Disastro Sanitario, ai Procuratori di Morte. Caro-vita: un nome semplice, quasi tenero, che cela dietro di sé truffe milionarie, inciucci da politicanti, burocrazia ladrona e annichilimento di ogni prospettiva a lungo termine che un giovane, o meno, possa mai immaginare per sé ed il proprio futuro. Loro parlano di inflazione, di PIL in aumento, di disoccupazione in discesa, della giustezza di una multa che andrà a migliorare la qualità e la sicurezza delle strade (vedi ponte Morandi – SIG!), della responsabilità collettiva nel rispettare le regole che, manco a dirlo, fanno ed impongono gli stessi che le infrangono.

Dall’altra parte, invece, c’è chi non resta a guardare, e si da da fare per vendicarsi. Esiste, forse, sentimento più puro e potente della vendetta, soprattutto verso chi ci ha preso in giro?

Il “nostro” supereroe la conosce bene, la vendetta, ed armato di un semplice flessibile, continua a dimostrare che la Giustizia, quella vera, può trionfare nelle lande del BelPaese, in barba agli Sgherri del Male e chi sostiene loro.

Nonostante tutto, però, il Potere Oscuro non può certo farsi ridicolizzare davanti ai milioni di sudditi incuriositi dalle gesta di un (o più di uno, chissà?) Vendicatore Mascherato! La sua preoccupazione non risiede tanto nel danno economico di un palo tagliato, piuttosto nel fatto che sa benissimo che un eroe, col tempo, diventa leggenda.

Arrivano dunque le minacce verso chi anche solo si permette di elogiarne le gesta: può essere apologia di reato, dice il procuratore di Treviso. Alcuni sindaci, dispiaciuti per l’omertà che ombreggia attorno al “malvivente”, affermano che saranno le comunità a ripagare il danno agli autovelox (e chi, sennò?). Insomma, il timore di emulazione intimorisce l’Impero. E giustamente.

Ma siamo sicuri che questa “censura”, per il momento riservata agli adoratori dell’eroe del momento, non venga poi ampliata anche agli svariati accadimenti che costellano le cronache quotidiane del malessere sociale?

È di ieri mattina la notizia di un assalto a 3 portavalori, riuscito, a Siligo (SS). Stavolta, la dotazione dei nostri eroi non è composta da smeriglio e flessibile, bensì da kalashnikov e dinamite, il che presuppone un’audacia “leggermente” più sostanziosa, ma che rimarca la buona volontà di portare a termine la Missione. L’operazione causa alcuni feriti tra la diligenza che trasportava il prezioso bottino, e nessun morto da ambedue le parti. In questo caso, però, il danno economico subito non è paragonabile ad alcuni tubi segati, e l’Impero se ne guarda bene dal rendere pubblica la conta dell’inconveniente. Non si sa mai che faccia gola a qualcun altro aspirante Paladino della Giustizia! (quella vera, che restituisce una parte di ciò che viene quotidianamente sottratto ai subalterni, sia denaro, dignità o rispetto).

Ed anche stavolta i plebei si schierano, nel MetaVerso piuttosto che al bar, in due fazioni: chi chiede la gogna per i criminali che hanno messo a repentaglio la preziosa vita dei Guardiani del Tesoro (nonostante sia loro la scelta di proteggere un bene che non gli appartiene) e chi, con un sentore d’invidia per il coraggio dimostrato dal Commando del Mitra, ne elogia le gesta eroiche, manco fossero esseri dotati di sovrumani poteri. Dibattito che avviene sotto gli occhi ed orecchie delle Spie del Controllo, sempre attente a valutare se applicare o meno Censure, Restrizioni o Condanne verso i dissidenti del Pensiero Unico.

Ed ancora: un gruppo di persone si reca verso i recinti dell’Enclave a portare la loro solidarietà ad un prigioniero caduto nelle mani del Potere Oscuro, il quale viene torturato nei meandri dell’oblio, quale Regime 41bis e che, come unica forma di lotta possibile, inizia uno sciopero della fame. Si portano la musica appresso, come fossero Pifferai Magici ad incantare, anche solo per una sera a settimana, gli spiriti angosciati dall’Oscurità; si leggono comunicati da tutto il mondo a ribadire che la Solidarietà è un’arma; si accendono fuochi colorati, ad animare le notti infinite delle anime cadute tra le braccia gelide del Nulla. Nemmeno questo può accettare il Dogma, e partono le indagini, le denunce, a ribadire che la repressione è dietro l’angolo, pronta a colpire chiunque osi sfidare la fermezza dei Despoti del Male. Anche in questo caso i Popolani hanno espresso la loro opinione, ben protetti da uno schermo, ignari della macchinazione e schedatura nei registri dell’Inferno, come fossero pareri da catalogare in un registro funzionale al buon esercizio della Grande Macchina sociale.

Nonostante i nuovi tranelli repressivi e davanti ad un Controllo sempre più invasivo, dunque, non resta che augurarci che i “nostri” eroi corrano liberi e felici nelle Terre di Nessuno, alla faccia di chi vorrebbe un mondo pacificato, consenziente e dormiente.

Correte liberi! Partigiani d’oggi, Angeli della Libertà, affinché il seme del riscatto sociale si impianti in ogni angolo della Nostra Galassia e sia d’esempio pratico per tutti quei nuovi “eroi” che ancora non hanno scoperto i propri superpoteri.

Il Cuoco Miope

01/02/2024

UN ARTICOLO DI PAOLO SCHICCHI

La fine del Ganellone di Predappio e la continuazione del caos fascista.

Due righe di presentazione dello scritto di P. Schicchi La fine del Ganellone di Predappio e la continuazione del caos fascista.

Riproduco uno scritto di Paolo Schicchi, che apparve nel 1945 nella Rivista «Conversazioni Sociali», III serie, Palermo (stampa: Unione Tipografica Siciliana).

Lo scritto di Schicchi venne redatto, come si può evincere, dopo che Benito Mussolini – il Ganellone [traditore per antonomasia] di Predappio – venne giustiziato, il 28 aprile 1945, dai partigiani, assieme alla sua donna Clara Petacci e alcuni suoi complici che nel Ventennio fecero strage della popolazione dello Stato italiano e soprattutto degli oppositori al regime che instaurò con l’indispensabile approvazione di Casa Savoia e del Vaticano. Si era nel periodo di trapasso, pertanto, dalla dittatura stragista a ciò che sarebbe venuto in seguito, e l’anarchico siciliano notava di già in atto, in Sicilia e altrove, la strategia politica di tutti coloro che del regime in agonia avevano rappresentato i pilastri portanti, o di supporto attivo, strategia consistente nell’assumere il ruolo di tanti ganelloni del massimo GANELLONE indossando le vesti addirittura se non proprio di partigiani per lo meno di antifascisti, pur di continuare a gravare, indelebili sanguisughe, sulle spalle dei sottomessi e subalterni.

Paolo Schicchi ormai ottantenne, tarato dalla malattia dovuta alle galere dei Savoia prima, e del regime savoiardo fascista in seguito, appena liberato dal confino e rientrato in Sicilia, non si dà ancora per vinto e «Non potendo dare una battaglia, scrivo un libro» [F.D. Guerrazzi], come dalla epigrafe che riporta nel Capitolo II («Casa savoia») di queste Conversazioni Sociali.

È noto, credo, l’interesse che Schicchi ha sempre coltivato per Casa Savoia, di cui ha per decenni ricostruito la storia, le falsità, le degenerazioni e soprattutto il tradimento a scapito di tutti coloro che di questa stirpe velenosa si son fidati facendone presunta alleata, devoto servitore o indefettibile amica.

E con la conoscenza acquisita nello studio ed affinata nella sua lunga esperienza di imperterrito anarchico rivoluzionario denuncia l’intreccio di complicità che Savoiardi e fascisti hanno avuto nel passato prossimo e che dimostrano nell’attualità di perseguire ancora, salvo

Ai serpenti a sonagli, alle iene e agli sciacalli

si mand[i] lì per lì una pallottola in fronte dovunque si trovino.
Per i negrieri col teschio di morto non ci dev’essere

che un solo grido da un estremo all’altro della terra:

Ammazzateli come cani idrofobi!

Ebbene, ciò non si è fatto allora se non in parte irrisibile, e se ne pagano tutt’oggi  le conseguenze.

Buona lettura [Di SEGUITO IL PDF dell’articolo di P. Schicchi]

Maggio 2023

Kosta Cavalleri

Gli anarchici e la lotta contro la galera

MOTIVI DI UNA SERIA RIFLESSIONE

Gli anarchici, proprio in quanto tali, non possono che essere CONTRO LA GALERA, contro ogni tipo di prigione istituzionalizzata. Detto in altri termini, l’istituzionalizzazione di un luogo interno al sociale ma al contempo separato dallo stesso, è l’opposto dei fondamenti medesimi dell’anarchismo, essendo l’anarchismo la negazione di ogni autorità d’imperio dell’uomo sui suoi simili.

Tuttavia l’anarchismo non è affatto garanzia che in ogni luogo ed in ogni tempo non vi siano attriti fra individui o gruppi di individui, attriti di diversa natura e origine, che scatenano anche momenti di conflitto che sfociano pure in guerre di supremazia fra le fazioni, e che possono determinare fasi violente che varcano i limiti della sfera interna ai contendenti, spaziando nell’intero corpo sociale fino a coinvolgere questo in una instabilità tale da lacerarlo così tanto da decretarne la scomparsa per autodistruzione… CONTINUA PDF

DELLA SCIENZA DELL’INTERFEROMETRO “ET” DI SOS ENATOS E DELLA NOSTRA ALTERITA’

            Dopo la coralità di consensi di politici grandi e piccini, di scienziati in fregola di Nobel e delle teste d’uovo sardesche a replicare ogni giorno in tutti i media la bontà del progetto ET (acronimo in inglese di Telescopio Einstein), desta una certa meraviglia il ritrovamento di un ordigno inesploso in una delle strutture presenti nell’area della vecchia miniera di Sos Enatos, a Lula, destinata, dovesse andare in porto il progetto, ad ospitare l’interferometro ultimo modello.

            Del “vile” e certo inatteso attentato, la sola cosa che si apprende in merito, almeno al momento di scrivere queste righe – parecchi giorni dopo il ritrovamento dell’ordigno – è che la “bomba” era priva di innesco o di qualche altro congegno per cui era impossibile esplodesse.

            Ma se tale era davvero, di quale attentato si tratta? Non essendovi rivendicazione, almeno al momento, quel che si dice e si scrive in merito non va oltre l’ipotesi secondo cui si tratta di un avvertimento, di una minaccia insomma, da parte di qualcuno che dissente dal coro degli elogi a più riprese che si replicano sui media ininterrottamente, e che stanno accelerando in ogni sede istituzionale a seguito dell’ordigno. Si dà per scontata l’impossibilità di dissenso, di opposizione, di contrasto al mega progetto! [VAI AL PDF]

LA STORIA, GLI ANARCHICI, LA MEMORIA

Degli sbirri e dei magistrati … e degli anarchici

1° maggio 1886, Chicago (Stati Uniti d’America). Nel corso della campagna di lotta proletaria in tutti gli Stati dell’Unione per la conquista delle 8 ore giornaliere di lavoro a parità di salario (il solo Stato dell’Illinois approvò la legge nel 1866), anche in città i lavoratori scioperano e organizzano un corteo di protesta e solidarietà con tutte le maestranze americane. Padroni e Stato però non accettano di buon occhio né l’iniziativa autonoma degli schiavizzati al lavoro, né la perdita di profitto a causa dell’interruzione della produzione, ed inviano i loro guardiani armati fino ai denti per imporre l’ordine. Senza alcun motivo, se non la volontà di terrorizzare i pacifici scioperanti e decretarne la fuga, i giannizzeri mitragliano la folla lasciando sul terreno 2 proletari assassinati e molteplici altri feriti più o meno gravemente. La reazione degli anarchici e delle anarchiche è immediata e fin dal giorno successivo organizzano manifestazioni di protesta e, per il giorno 4 una grande concentrazione nella piazza più grande della città. Stavolta però non vi vanno a mani nude ad affrontare la legge dei padroni e dei loro squadroni della morte. Non appena gli sbirri tentano replicare la strage di 3 giorni prima, un fenomenale ordigno di dinamite viene lanciato nel bel mezzo degli armati di Stato, causando la morte di 6 di essi ed il ferimento di un’altra cinquantina. Immediata la reazione dell’ordine del … [VAI AL PDF]

Intervento sulla detenzione politica in Italia per il simposio antimperialista di Atene

Data l’importanza del documento redatto da alcuni degli avvocati difensori dei compagni e delle compagne ostaggio dello Stato italiano, all’incontro internazionale di Atene, dell’ottobre scorso, lo pubblichiamo integralmente

Kompradores (bendius-venditos): E.T. In Sardegna

Mille sono i volti della colonizzazione, mille sono i volti dei kompradores ed altrettante sono le modalità con cui operano.

Mutano nel tempo e nello spazio le maniere con cui il sistema imperiale del capitale-Stato s’impone nel mondo, uguale persiste però il fondamento dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sugli ambienti che abita. Con le conseguenze catastrofiche che ogni giorno di più si manifestano come irreversibili e segnando indelebilmente il futuro tragitto per le generazioni a seguire.

Quel che è più spaventoso in questo viaggio dell’orrore è il diretto, a volte silenzioso altre volte no, coinvolgimento nella corsa verso il baratro di gran …[VAI AL PDF]

Perché la distruzione delle carceri?

Perché la galera è lo specchio malformato della società che la genera!

Pur non essendo affatto convinti che tutti gli umani e le umane siano “buone persone”, dal momento che la società in cui gli individui nascono pretende da essi il perfetto allineamento alle sue fondamenta qualunque esse siano, le persone fin dalla loro nascita vengono coartate, indirizzate, “educate” ad adeguarsi ai ruoli prestabiliti dal potere vigente, determinando così per tante di esse una esistenza di esclusi, di marginalizzati, di espulsi. E siccome la società capitalistico-statale è l’ordine della gerarchia, dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla natura nel suo complesso, è conseguente che tutto ciò che fuoriesce da tale ordine venga represso, isolato, impedito, rinchiuso in appositi istituti – le galere, appunto – ed additato quale untore responsabile dei mali che affliggono la società. In poche parole, l’effetto viene eretto a causa.

Il capovolgimento ideologico della realtà sociale è il paradigma del capitalismo e dello Stato, verità che si palesa ancor più dopo il crollo del regime dei Paesi del socialismo reale…. VEDI PDF